ELZEVIRO 3

3 LA GENTE è HORRENDA?
La sociologia deviante delle fosse. 


Ippolito Giusy Faurvier


Perché la gente che si incontra sui tram è piena di viscere? Perchè l'idea del sudore altrui non è confortante? Perché un ingegno calvo colto da forte tristezza come Durkheim alla fine non morì suicida? E' giusto parlare di "volontà d'omicidio giustificato" se una ragazza bionda e brutta viene soppressa per il solo fatto di essere una borseggiatrice? Che ora è?
C'era una branca poco conosciuta della sociologia delle devianze che nel 1978 avrebbe potuto rispondere a queste e altre domande.
Il suo primo teorico, Erzilio Frehensztain nel 1958 la chiamò semplicemente “sociologia della negazione poco convinta per domande dolorose”, ma fu il suo dogsitter Pierr Kuparnayaskjija a

devastarne i presupposti e riproporla a fine anni settanta indirizzandola verso il filone melanconico-esistenzialista (venuto fuori dall' undergraound degli atenei di Francoforte), e a darle fama.
Pierr Kuparnayaskjija durante una
 premiazione 
a Santa Ninfa TP Italia
Fino al 1980 furono tante le pubblicazioni ed i convegni, sembrava che la nuova sociologia deviante delle fosse, così battezzata dai suoi estimatori, potesse rispondere a tutte le domande sulla bruttura esistenziale, sulla penosità dell'esistenza e soprattutto sul senso di horrido che “l'altro” suscitava già dalla fine degli anni cinquanta.Laltro fa schifo” di Kuparnayaskjija divenne presto il manifesto del nuovo approccio sociologico tedesco, la nuova idea dell'altro (di matrice ottocentesca) è quella paradossale di uno “specchium non imparzialis”, snodo cocente di proiezioni riconoscitive, dove il referente principale, lo sconosciuto, è vissuto fisicamente come ri-proiezione di se stesso. Riprendendo Mead-Krawskosky (1928) ed il concetto che l'azione significativa di un organismo sorge come reazione psico-immagino-olfattiva all'azione di un' altro organismo, Kuparnayaskjija teorizza che la percezione della presenza di viscere interne all'essere umano porti alla consapevolezza delle feci, e quindi a repellerne il portatore.
Allo stesso tempo nel saggio “KakkaFreud” pone le basi dell'ambiguità (irrisolta) della sua stessa teoria, accondiscendendo alla teoria freudiana secondo la quale il controllo e l'espulsione dei prodotti del proprio corpo costituiscono uno strumento di regolazione delle relazioni con l’ambiente circostante, ma ponendo l'accento sulla forma di riconoscimento contrastante dell'intestino-altro secondo la legge del “non c'è spazio sociale riconosciuto per più di due entità defecanti” di Brusseau-Fourlou (1918), da cui la ormai nota cotraddizione Kuparnayaskkjijsnca.
Ad ogni modo l'assunto principale che se ne tira fuori da qualsiasi approccio teorico è sempre lo stesso: “l'altro fa schifo, ma io sono l'altro”, (facile evincere la posizione negazionista rispetto all'omicidio, pratica giustificata invece dalla vecchia “sociologia della negazione poco convinta per domande dolorose”). La dicotomia teorizzata dallo studioso non portò mai a nessuna soluzione, motivo per il quale Kuparnayaskjija nel 1979 brevettò le sue teorie, ne registrò il marchio e lo vendette ad una nota azienda di bibite del Colorado che ne detiene la patria potestà e i diritti d'autore, ragion per cui non è più possibile dal 1980 in poi (previa autorizzazione di un ignoto notaio del Colorado) asserire che la gente fa schifo.

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